La Chiamata all’Avventura è il primo vagito della storia. Abbiamo appena
presentato il nostro protagonista lasciando intravedere il suo fatal flaw, il danno emotivo da
aggiustare di cui è inconsapevole, e l’abbiamo fatto senza dirlo
esplicitamente, lasciandolo trapelare con una metafora, un paradosso, o una frase
buttata là magari da qualcun alto.
L’Avventura che adesso il
protagonista impatta è in realtà il richiamo a quel danno emotivo subìto, nei
panni di una bella ragazza (Storie d’Amore) o in quelli di un cattivo spietato
(Storie di Morte). Checché se ne pensi, non ci sono alternative. Sarebbe
infatti altrettanto corretto chiamare questo snodo narrativo – per gli aspetti
“minacciosi” che la zona di racconto contiene - ‘Chiamata alla Paura’.
Nelle Storie d’Amore la chiamata è rappresentata
dall’opportunità sentimentale che scuote il protagonista dal torpore del
quotidiano. Magari egli neanche sa di aver bisogno d’una scossa, non considera
un problema il grigio quotidiano (è la vita, no?), ma quell’improvvisa
‘apparizione’ attiva in lui, o in lei, qualcosa che si era decisamente
appisolato e che chiede energicamente di essere considerato.
Addirittura, in “Qualcosa è
cambiato”, Melvin Udall (Jack Nicholson) avverte la chiamata attraverso una presenza rappresentata con un’”assenza”
(caso per niente raro), cioè la cameriera Carol Connely (Helen Hunt) che non è
al lavoro e che non può servirlo come desidera. Ciò destabilizza il controllo
che Melvin ha sulla propria vita, e lo costringe a considerare qualcosa di
diverso.
Le Storie d'Amore comprendono anche una chiamata a due. "Insonnia d'amore", "Hitch", "Henry, ti presento Sally" o "Pretty Woman" per fare alcuni casi. Il protagonista incontra la anima che gli manca e ne rimane sedotto. Ma in quella stessa circostanza una co-protagonista incontra in lui l'animus che le manca. I due protagonisti, in questo caso, saranno l'una la parte mancante dell'altro e dovranno apprendere e prendere qualcosa dell'altro. Nella chiamata a due l'incontro tra animus e anima diventa un vero e proprio scontro. Scontrandovisi due problematiche l'effetto è esplosivo.
Le Storie d'Amore comprendono anche una chiamata a due. "Insonnia d'amore", "Hitch", "Henry, ti presento Sally" o "Pretty Woman" per fare alcuni casi. Il protagonista incontra la anima che gli manca e ne rimane sedotto. Ma in quella stessa circostanza una co-protagonista incontra in lui l'animus che le manca. I due protagonisti, in questo caso, saranno l'una la parte mancante dell'altro e dovranno apprendere e prendere qualcosa dell'altro. Nella chiamata a due l'incontro tra animus e anima diventa un vero e proprio scontro. Scontrandovisi due problematiche l'effetto è esplosivo.
Il protagonista incontra fisicamente,
in un’altra persona, l’aspetto psicologico di sé stesso che lo rende infelice e
col quale dovrà confrontarsi. La battuta di Woody Allen secondo la quale
incontriamo partners a cui rimproveriamo ciò che i genitori non ci hanno dato,
in questo senso è ineccepibile. Cioè noi troviamo in qualcuno che ci piace
l’occasione per rendergli pan per focaccia, con l’intenzione, inconsapevole, di
arrivare a qualcosa di diverso, forse di meglio. Forse a una vita non condizionata
dalla paura.
Nelle Storie d’Amore, ciò è
reso ineludibile dalla bellezza seducente della ragazza che ‘fulmina’ il
protagonista, o dal ragazzo dal sorriso accattivante che seduce la
protagonista, oppure, nelle Storie di Morte, dal cattivo o dal senso colpa che
minacciano la “stabilità” del quotidiano del protagonista.
In questo snodo narrativo
(ma vale per tutti gli altri), l’ambivalenza è dietro la porta. Il protagonista
si sente ‘chiamato’ a un’opportunità ma anche, dentro di sé, a un conflitto,
negato fino a quel momento da paure di precendenti esperienze. Può sembrare un
paradosso l’idea di cercare qualcosa che ti può mettere in discussione ma, come
scrive lo psicanalista Ignazio Majore, “la vita perennemente minacciata dalla
morte le corre incontro”.
Ciò che quest’incontro (o
il peso di un’assenza) offre al protagonista è rappresentato dall’opportunità
di rispolverare parti di sé atrofizzate. Incontrare l’amore che non ha mai
vissuto appieno, questo lo attrae, e lo sconcerta. Si potrebbe dire che il tipo
‘intelligente’ (controllato) intravede la possibilità di integrare la parte
‘emotiva’ incarnata da una Luisa o da una Barbara. Un bel richiamo, non c’è che
dire. E cedere alla forza delle emozioni, soprattutto per un maschietto, non è
cosa da poco. Ma deve rispondervi,
una ‘potenzialità’ con cui, a un certo punto della vita, sente di doversi
confrontare.
Per questo la persona ‘dei
suoi sogni’ lo attrae moltissimo, perché estramemente funzionale alle sue
necessità di sviluppo emotivo. Nella Chiamata
all’Avventura viene infatti rappresentata l’occasione per tentare di uscire
dalla zona di ‘infelicità senza desideri’ del Mondo Ordinario. Sollecitazione
che può giungere al protagonista anche attraverso un evento inatteso, una
email, una citazione, un sogno - come avviene attraverso immagini ossessionanti
in “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. Oppure attraverso la stanchezza e la
noia di Joe Buck (Jon Voight) in “Un uomo da marciapiede”, che lascia il
paesello e un lavoro monotono per l’avventura nella grande città. Il
protagonista è pronto per tentare una nuova vita.
Nelle Storie di Morte tale
opportunità viene veicolata da un serio rischio di morte. In questo genere di
storie il protagonista ‘si aggancia’ al Cattivo di turno che lo minaccia (la vita
del protagonista, nel Mondo Ordinario, è soffocata da un qualche aspetto
mortifero). È come sentirsi pieni di rabbia e incontrare qualcuno che ci
provoca. Perfetto, magari lui non c’entra niente con la nostra rabbia, ma è
perfetto per la bisogna. Perché lasciarselo sfuggire?
Una minaccia di morte che
l’antagonista può rivolgere al protagonista oppure a una collettività che il
nostro supereroe sarà chiamato a proteggere (in genere storie di supereroi o
storie western). Goldfinger, o gli alieni, o gli zombie, o il serial killer, o
la banda di malfattori, o un senso di colpa, comunque agiscono sempre sul
protagonista sebbene i suoi scopi possano essere diversi (salvezza personale o
del gruppo).
Non sempre tuttavia le chiamate hanno una valenza, in questo
senso, positiva, cioè di riattivare parti ‘inattive’ del protagonista. Qualche
volta tendono invece a “soffocarne” gli eccessi.
È il caso delle tragedie
dove il protagonista, molto spesso, viene avvisato (un amico, una donna, un
sogno, persino una profezia) che il suo destino sarà funesto. Cioè gli viene
detto che, se si comporta in una determinata maniera, per lui sarà la fine.
(Giulio Cesare avvertito delle Idi di
marzo).
Il protagonista in questo
caso non ha scampo. Lo spettatore, o il lettore, lo sa e gli viene da gridare:
‘no, non farlo!’, nella speranza che il suo eroe si comporti diversamente. Sembra
che queste “chiamate contro il protagonista” vogliano indicarci comportamenti
che non conducono ad alcuna soluzione positiva. Un’indicazione al rovescio.
Molti film della commedia all’italiana vanno in questa direzione, tra questi
moltissimi interpretati da Alberto Sordi. Essi indicano comportamenti
discutibili che alla fine il protagonista pagherà sulla propria pelle. Queste
storie sono un monito per tutti noi.
Ma vi sono anche chiamate – Parsifal su tutti – in cui la
forza e il coraggio del protagonista (che dovrebbe invece acquisire alla fine
della storia come elisir)
rappresentano il suo limite. Nelle avventure cavalleresche o anche in molti
film d’avventura il mentore, sotto forma di amici o di gruppo, esorta il
protagonista a stare attento, a non lasciarsi prendere la mano dalle proprie
qualità. Parsifal viene ammonito, così come Teseo che non dovrebbe prendere una
strada irta di pericoli.
Nelle chiamate classiche,
il protagonista esita emotivamente a prendere la propria direzione, in queste
invece ha un ‘eccesso di direzione’. È questa la sua avventura o forse in
questo caso si potrebbe dire la sua
disavventura. Come non ricordare le mirabolanti avventure dell’immortale Don Chisciotte? Tanto intrepido e tanto
ardimentoso da considerare valorosissimi nemici i mulini a vento…
È capitato a tutti di
essere stati di colpo “risvegliati” da un incontro, da un ricordo, da
un’immagine. Ciò in sostanza ha rappresentato la nostra opportunità di capirci
qualcosa in un’esistenza sostanzialmente monotona e senza stimoli vitali. Vi
abbiamo aderito subito, ci serviva, sentivamo inevitabile quell’opportunità… E
di colpo le nostre ‘quattro mura’ si sono trasformate in un risplendente
maniero. Tutto improvvisamente ha assunto un senso, le stesse cose ripetute
stancamente per anni ci sono apparse pregne di un significato tutto da
scoprire.
Quindi la funzione
principale della Chiamata all’Avventura
non è soltanto quella di mettere in moto il racconto, ma anche di cominciare a
mettere alla prova la limitatezza del Mondo Ordinario del protagonista. Quando Jack
Taylor (George Clooney) incontra Melanie Parker (Michelle Pfeiffer) in “Un
giorno per caso” parte subito una schermaglia fitta di battute polemiche sulla
loro condizione sentimentale: “Come sarebbe che io devo essere l’ex-marito di Kristen?” “Beh, quella è la figlia di Kristen,
e questa è una tipica cosa da ex-marito.” “Tu sai di che parliamo perché questo
è un tipico commento da ex-moglie.” Di lì in poi non si lasciano più.
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