venerdì 23 maggio 2014

L'ELETTRIZZANTE 'AVVICINAMENTO ALLA PROVA SUPREMA'


Quello dell’Avvicinamento alla Prova Suprema è lo snodo ‘elettrizzante’ della storia. La sensazione del protagonista è di chi ha finalmente capito ‘cosa fare’. Uno studente raddoppia gli sforzi in vista dell’esame, un cavaliere lustra le armi in previsione del torneo, uno sportivo ripassa le strategie da usare in gara. Una forte sollecitazione interna, il protagonista che richiama tutte le proprie energie in previsione del confronto con la Prova Suprema.

In questa fase, più che in altre, è attivo il Mentore. Il suo ruolo è anche quello di tenere a freno lo scalpitante protagonista, di metterlo in guardia sui risvolti della ‘contesa’ di cui il protagonista comprenderà il vero senso soltanto nella Fine dello Stato di Grazia. Come se il Mentore gli dicesse: ‘attento, le cose non sempre sono come sembrano’. Ma il nostro protagonista è sicuro di sé, ha tutto in testa, pensa di sapere cosa fare per ottenere il risultato che persegue.

Nelle Storie d’Amore è il momento della ‘grande preparazione’. In questo punto spesso vi sono sequenze in cui il protagonista cerca di organizzarsi per presentarsi al meglio all’incontro. In ‘Qualcosa è Cambiato’ Melvin Udall (Jack Nicholson) si prepara emozionato come un adolescente per incontrare Carol Connelly (Helen Hunt): la desidera, la vuole, e lotta contro i propri disturbi ossessivo-compulsivi. In altri racconti, il protagonista condivide l’emozione di questo fatidico momento con amici o colleghi, ripensa con loro a tutto ciò che lo ha condotto fino a quel punto, confronta prospettive o ambizioni.
Nelle Storie di Morte lo stesso evento è rappresentato in maniera non del tutto dissimile. Nei film western, c’è la classica chiacchierata intorno al falò la notte prima dello scontro. Nei film storici c’è in genere un’adunata intorno al condottiero che ribadisce intenti e volontà. Nei thriller il protagonista-detective si beve un bicchiere con un collega tirando le somme del caso.

Caratteristico di questa zona del racconto è anche lo ‘stratagemma’ studiato dal protagonista per permettersi di affrontare la Prova Suprema in maniera ‘protetta’. Una “protezione” psicologica che paradossalmente finisce per aumentare il livello del suo conflitto interno. Il protagonista, inconsciamente, si dice: ‘per affrontare questo evento devo fare così’. Cioè si fa forte appellandosi alle abilità affinate nella zona di racconto precedente, dove ha testato le proprie potenzialità e ha capito che forse ce la poteva fare. Ora per riuscire nell’intento gli serve un ‘piano’.

Un esempio, nelle Storie d’Amore, lo troviamo nel film ‘Il Lato Positivo’. Pat Solitano Jr. (Bradley Cooper) confida allo psicologo di poter incontrare Tiffany Maxwell (Jennifer Lawrence) ma per darle una lettera da recapitare alla ex-moglie che dice essere il suo “vero” obiettivo. Un inconsapevole pretesto che gli permette di incontrare l’anima junghiana – Tiffany Maxwell - con un “giubbotto anti-proiettile”. Un’ultima difesa che presto manifesterà il proprio limite.
Nelle Storie di Morte il protagonista-detective, o lo sceriffo, o il supereroe, individuato il cattivo, o il suo lato debole, o il suo rifugio, mettono a punto un ‘piano’ per “blindare” lo scontro con l’antagonista. Vengono fatte ulteriori ricognizioni o vengono raccolte maggiori informazioni per costruire una strategia, o un tranello, oppure per predisporre al massimo i superpoteri.

È successo a tutti di voler invitare qualcuno o qualcuna, per un caffè o magari una pizza. Un’idea elettrizzante, e di aver usato come ‘salvagente’ un pretesto lavorativo, oppure la visita a un’imperdibile mostra. Uno stratagemma nel caso la serata si fosse rivelata in qualche modo “deludente”. Un ‘piano’ più o meno chiaro, per una più o meno chiara via di fuga.

In questa zona le paure del protagonista si fronteggiano duramente con le sue aspettative di cambiamento. Egli, inconsciamente, non vorrebbe fare ciò che si sta apprestando a fare, vorrebbe magari che qualcuno lo dissuadesse, avvertendo il rischio di un effetto “contro-producente”, di qualcuno che potrebbe mettere in discussione il suo ‘modus vivendi’. Ugualmente il desiderio di incontrare ciò che in qualche modo gli offre una diversa, ambita prospettiva, è forte.

Dopo che il protagonista ha precedentemente testato le proprie potenzialità e sperimentato la realtà di un mondo a lui conosciuto solo in parte ma ritenuto ‘abbordabile’, nell’Avvicinamento alla Prova Suprema egli si sente forte di queste acquisizioni e sperimenta la tensione di un conflitto che aumenta.

L’ampia zona di racconto dell’Avvicinamento alla Prova Suprema, caratterizzata dalla fibrillazione dovuta all’incontro col proprio problema profondo, con la propria Ombra junghiana (per la quale il protagonista si protegge con lo stratagemma), si chiude con una specie di esasperazione di questa sensazione.
Se prendiamo esempio da uno spunto già accennato, lo studente vede approssimarsi il momento dell’esame. Un evento inevitabile per il quale la sua elettricità iniziale ha attinto alla volontà di prepararsi bene, cioè il suo ‘piano’. Ma più il momento dell’esame s’avvicina, più la tensione sale. Più l’evento si fa prossimo, ‘piano’ a parte, più avverte una sensazione d’isolamento e anche di pericolo. Si sente solo – come infatti è - di fronte alla determinante prova che presto dovrà sostenere.

Questo perché le abilità acquisite nella zona precedente, in cui appunto ha testato le proprie potenzialità, ed elaborato  successivamente un ‘piano’ per esaltarle, determinano il protagonista in una direzione razionale, ‘intelligente’. Le ‘armi’ con cui infatti intende presentarsi alla Prova Suprema, riguardano aspetti ‘strategici’, cioè di difesa, che non prevedono la sua esposizione emotiva. Troppo spaventato dalle ferite del passato per non temere conseguenze.

Un esempio, in questo senso, nelle Storie di Morte, è reso splendidamente in ‘Mezzogiorno di Fuoco’ quando lo sceriffo Willy Kane (Gary Cooper), dapprima sostenuto dalla gente del paese nello scontro con gli antagonisti - quindi forte e determinato - si ritrova pian piano abbandonato da quella stessa gente che non vuole più affrontare una pericolosa prospettiva. La loro pavidità dà risalto alla solennità della prova che Kane s’appresta ad affrontare. Viene allora assalito dal panico nell’idea di dover affrontare i ‘cattivi’ da solo. Ma non ha modo di sfuggire al proprio destino. Grandissimo momento, narrativamente parlando.

Verso la fine dell’elettrizzante Avvicinamento alla Prova Suprema, è quindi efficace far provare al protagonista questa sensazione d’isolamento (la fibrillazione iniziale si trasforma in inquietudine). Egli è solo con ciò che è, con ciò che fino a quel punto è riuscito a organizzare.

Nel nostro Avvicinamento alla Caverna è arrivato il momento in cui, riusciti a convincere lei a uscire col pretesto magari di una mostra o di un problema di lavoro da discutere, lei si presenta all’appuntamento. L’atteggiamento d’intraprendenza persino spavalda trasforma lui in essere indifeso, quasi buffo: è infatti arrivato per lui il momento di affrontare l’Ombra junghiana di cui si parla in molti libri sulla struttura narrativa, di incontrare l’evento traumatico descritto in quelli di psicologia, di misurarsi con la Strega Cattiva (o l'Orco) nella sua minacciosa caverna in quelli di fiabe.

Nessun commento:

Posta un commento