Quello dell’Avvicinamento alla Prova Suprema è
lo snodo ‘elettrizzante’ della storia. La sensazione del protagonista è di chi
ha finalmente capito ‘cosa fare’. Uno studente raddoppia gli sforzi in vista
dell’esame, un cavaliere lustra le armi in previsione del torneo, uno sportivo
ripassa le strategie da usare in gara. Una forte sollecitazione interna, il
protagonista che richiama tutte le proprie energie in previsione del confronto con
la Prova Suprema.
In questa fase,
più che in altre, è attivo il Mentore. Il suo ruolo è anche quello di tenere a
freno lo scalpitante protagonista, di metterlo in guardia sui risvolti della ‘contesa’
di cui il protagonista comprenderà il vero senso soltanto nella Fine dello Stato
di Grazia. Come se il Mentore gli dicesse: ‘attento, le cose non sempre sono
come sembrano’. Ma il nostro protagonista è sicuro di sé, ha tutto in testa, pensa di sapere cosa
fare per ottenere il risultato che persegue.
Nelle Storie d’Amore
è il momento della ‘grande preparazione’. In questo punto spesso vi sono
sequenze in cui il protagonista cerca di organizzarsi per presentarsi al meglio
all’incontro. In ‘Qualcosa è Cambiato’ Melvin Udall (Jack Nicholson) si prepara
emozionato come un adolescente per incontrare Carol Connelly (Helen Hunt): la
desidera, la vuole, e lotta contro i propri disturbi ossessivo-compulsivi. In
altri racconti, il protagonista condivide l’emozione di questo fatidico momento
con amici o colleghi, ripensa con loro a tutto ciò che lo ha condotto fino a quel
punto, confronta prospettive o ambizioni.
Nelle Storie di
Morte lo stesso evento è rappresentato in maniera non del tutto dissimile. Nei
film western, c’è la classica chiacchierata intorno al falò la notte prima dello
scontro. Nei film storici c’è in genere un’adunata intorno al condottiero che
ribadisce intenti e volontà. Nei thriller il protagonista-detective si beve un
bicchiere con un collega tirando le somme del caso.
Caratteristico
di questa zona del racconto è anche lo ‘stratagemma’ studiato dal protagonista per
permettersi di affrontare la Prova Suprema in maniera ‘protetta’. Una “protezione”
psicologica che paradossalmente finisce per aumentare il livello del suo
conflitto interno. Il protagonista, inconsciamente, si dice: ‘per affrontare
questo evento devo fare così’. Cioè si fa forte appellandosi alle abilità
affinate nella zona di racconto precedente, dove ha testato le proprie
potenzialità e ha capito che forse ce la poteva fare. Ora per riuscire nell’intento
gli serve un ‘piano’.
Un esempio,
nelle Storie d’Amore, lo troviamo nel film ‘Il Lato Positivo’. Pat Solitano Jr.
(Bradley Cooper) confida allo psicologo di poter incontrare Tiffany Maxwell
(Jennifer Lawrence) ma per darle una lettera da recapitare alla ex-moglie che dice
essere il suo “vero” obiettivo. Un inconsapevole pretesto che gli permette di
incontrare l’anima junghiana –
Tiffany Maxwell - con un “giubbotto anti-proiettile”. Un’ultima difesa che
presto manifesterà il proprio limite.
Nelle Storie di
Morte il protagonista-detective, o lo sceriffo, o il supereroe, individuato il
cattivo, o il suo lato debole, o il suo rifugio, mettono a punto un ‘piano’ per
“blindare” lo scontro con l’antagonista. Vengono fatte ulteriori ricognizioni o
vengono raccolte maggiori informazioni per costruire una strategia, o un
tranello, oppure per predisporre al massimo i superpoteri.
È successo a
tutti di voler invitare qualcuno o qualcuna, per un caffè o magari una pizza. Un’idea
elettrizzante, e di aver usato come ‘salvagente’ un pretesto lavorativo, oppure
la visita a un’imperdibile mostra. Uno stratagemma nel caso la serata si fosse
rivelata in qualche modo “deludente”. Un ‘piano’ più o meno chiaro, per una più
o meno chiara via di fuga.
In questa zona
le paure del protagonista si fronteggiano duramente con le sue aspettative di
cambiamento. Egli, inconsciamente, non vorrebbe fare ciò che si sta apprestando
a fare, vorrebbe magari che qualcuno lo dissuadesse, avvertendo il rischio di
un effetto “contro-producente”, di qualcuno che potrebbe mettere in discussione
il suo ‘modus vivendi’. Ugualmente il desiderio di incontrare ciò che in
qualche modo gli offre una diversa, ambita prospettiva, è forte.
Dopo che il
protagonista ha precedentemente testato le proprie potenzialità e sperimentato
la realtà di un mondo a lui conosciuto solo in parte ma ritenuto ‘abbordabile’,
nell’Avvicinamento alla Prova Suprema
egli si sente forte di queste acquisizioni e sperimenta la tensione di un
conflitto che aumenta.
L’ampia zona di
racconto dell’Avvicinamento alla Prova
Suprema, caratterizzata dalla fibrillazione dovuta all’incontro col proprio
problema profondo, con la propria Ombra junghiana (per la quale il protagonista
si protegge con lo stratagemma), si chiude con una specie di esasperazione di
questa sensazione.
Se prendiamo
esempio da uno spunto già accennato, lo studente vede approssimarsi il momento
dell’esame. Un evento inevitabile per il quale la sua elettricità iniziale ha attinto alla volontà di prepararsi bene, cioè
il suo ‘piano’. Ma più il momento dell’esame s’avvicina, più la tensione sale. Più
l’evento si fa prossimo, ‘piano’ a parte, più avverte una sensazione
d’isolamento e anche di pericolo. Si sente solo
– come infatti è - di fronte alla determinante prova che presto dovrà
sostenere.
Questo perché
le abilità acquisite nella zona precedente, in cui appunto ha testato le
proprie potenzialità, ed elaborato successivamente un ‘piano’ per esaltarle,
determinano il protagonista in una direzione razionale, ‘intelligente’. Le
‘armi’ con cui infatti intende presentarsi alla Prova Suprema, riguardano aspetti ‘strategici’, cioè di difesa, che
non prevedono la sua esposizione emotiva. Troppo spaventato dalle ferite del
passato per non temere conseguenze.
Un esempio, in
questo senso, nelle Storie di Morte, è reso splendidamente in ‘Mezzogiorno di
Fuoco’ quando lo sceriffo Willy Kane (Gary Cooper), dapprima sostenuto dalla
gente del paese nello scontro con gli antagonisti - quindi forte e determinato
- si ritrova pian piano abbandonato da quella stessa gente che non vuole più affrontare
una pericolosa prospettiva. La loro pavidità dà risalto alla solennità della
prova che Kane s’appresta ad affrontare. Viene allora assalito dal panico nell’idea
di dover affrontare i ‘cattivi’ da solo. Ma non ha modo di sfuggire al proprio
destino. Grandissimo momento, narrativamente parlando.
Verso la fine
dell’elettrizzante Avvicinamento alla
Prova Suprema, è quindi efficace far provare al protagonista questa
sensazione d’isolamento (la fibrillazione iniziale si trasforma in
inquietudine). Egli è solo con ciò che è, con ciò che fino a quel punto è
riuscito a organizzare.
Nel nostro Avvicinamento alla Caverna è arrivato
il momento in cui, riusciti a convincere lei a uscire col pretesto magari di
una mostra o di un problema di lavoro da discutere, lei si presenta
all’appuntamento. L’atteggiamento d’intraprendenza persino spavalda trasforma lui
in essere indifeso, quasi buffo: è infatti arrivato per lui il momento di affrontare l’Ombra
junghiana di cui si parla in molti libri sulla struttura narrativa, di incontrare
l’evento traumatico descritto in quelli di psicologia, di misurarsi con la Strega Cattiva (o l'Orco) nella
sua minacciosa caverna in quelli di fiabe.
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