Consideriamo un piccolo, importante snodo narrativo (stato d’animo) che il
protagonista impatta subito dopo il Punto di Morte, snodo che nei testi di
struttura narrativa viene chiamato Rimotivazione.
Nel precedente post abbiamo associato la sensazione vissuta dal
protagonista nel Punto di Morte a una macchinetta caricata a molla, pronta
a schizzare sul pavimento. Emotivamente, abbiamo detto, il Punto di Morte è il
protagonista che trattiene l’energia della macchinetta dopo averla caricata al
massimo.
Incredibile no? Lui stesso non la lascia schizzare via! Perché arrivare
fino a quel punto, per poi frenarsi? Potrebbe liberare quell’energia compressa
in un movimento naturale e vitale. Ma la trattiene. Perché? Cosa succederebbe
se lo facesse?
Il fulmine che potrebbe colpirlo? Teme le conseguenze di quel gesto? Le
teme proprio perché non le conosce (non esistono fulmini, se non dentro di noi).
Allora se ne sta lì con quella bomba in mano che sta per esplodere senza
lasciarla esplodere. (Contenimento emotivo, si dice, all’origine di alcune
malattie).
Perciò, narrativamente, a questo punto è necessario che qualcosa o qualcuno
intervenga per far procedere il racconto, che dia una “smossa” al protagonista
facendolo andare avanti. Qualcosa o qualcuno che lo spinga a mollare la presa
lasciando schizzare via la macchinetta. Una detonazione, un vitale rilascio.
Questo ‘qualcosa’ o ‘qualcuno’, in un racconto, può essere rappresentato da
una singola immagine o da un evento specifico che riguarda intimamente il
protagonista, oppure arrivare come esortazione da una o più persone. Il
protagonista angosciato (resistenza estrema alle emozioni) viene sospinto o
capisce da solo quanto sia necessario procedere .È il richiamo a quanto di più caro possiede il protagonista, cioè
la vita emotiva. O agisce o morirà.
Con alcuni colleghi chiamiamo questo punto: ‘farfalla’. Immagine tratta dal
film ‘Patch Adams’, quando Robin Williams, dopo la morte della donna che amava,
decide di abbandonare gli studi svolti fino a quel momento con passione perché
ciò, alla fine, ha procurato, seppur indirettamente, quella dolorosa scomparsa
(Punto di Morte). Robin Williams sta lì a macerarsi in quell’impotenza, in quel
dolore profondo che lo pietrifica…
… E arriva la farfalla. Cioè la scena successiva in cui egli, senza
più vita, s’affaccia alla finestra e, nel giardino prospiciente, vede una
farfalla posarsi su un fiore.
Un’immagine delicata, simbolica, evocativa.
(La farfalla viene mostrata spesso nelle Storie d’Amore, in questo punto).
Un simbolo, appunto.
La “farfalla”, fiammella che arde ancora nel suo profondo, generatrice di
vita, offuscata dal dramma vissuto, ma non abbastanza da meritare di essere
spenta definitivamente. Una suggestione vitale forte e incontrollabile che lo
scuote intimamente, e che lo spinge ad agire. Per non restare lì morto, per non
morire definitivamente. Non esiste più in lui nessuna ragione per farlo o non
farlo, soltanto la fine di sé stesso se non lo fa. Ora o mai più.
Pesca dentro di sé, o gli viene suggerita, questa suggestione e…
Di colpo il protagonista molla la presa e la macchinetta schizza via. Le
energie improvvisamente fluiscono, escono fuori come acqua a pressione da un
bocchettone dei pompieri. La vita, dopo la morte, che torna a scorrere
impetuosa e travolgente.
Serve un detonatore per far avanzare la storia dopo il Punto di Morte.
Qualcosa che ha a che fare con suggestioni profonde, con uno spunto che suscita
nel protagonista un ‘guizzo’ vitale, che gli richiama “cose” a cui era legato
sin dall’inizio alle quali, malgrado tutti gli errori e i limiti, nel momento
decisivo non intende rinunciare perché in esse è contenuta la più grande e
profonda verità. Vivere.
Un famoso psicanalista una volta mi ha detto: “l’emozione è il
momento in cui la psiche e il corpo reagiscono contemporaneamente ad una
percezione mortifera.”
Emozionarsi dunque cos’è? Vivere. Semplicemente.
Il linfocita che sconfigge la cellulare virale. E noi ce l’abbiamo fatta.
Non esistono cose giuste o sbagliate, ci siamo solo noi che reagiamo a
qualcosa che ci mortifica, che ci amputa, che ci diminuisce, che ci condiziona,
che ci umilia. Reagire a ciò significa emozionarsi. Sfido chiunque a trovare
“qualcosa” di più importante per cui valga la pena affannarsi.
Nelle Storie di Morte, capita spesso che Punto di Morte e
Farfalla (o Rimotivazione) si succedono rapidamente. Un esempio classico nei
polizieschi: il poliziotto-protagonista vede morire il collega tra le proprie
braccia o in un letto d’ospedale (o si tratta di un familiare o di un amico).
Percepito nel profondo quel momento (di morte), il poliziotto-protagonista si
scuote rabbiosamente (vitalmente) e, senza più apparente controllo, imbraccia
pistole e fucili e si getta sgommando col suo bolide contro il Cattivo. Adesso
basta, a noi due!
Nella vita di tutti i giorni, molto spesso questa ‘detonazione’ è più
ambita che vissuta. È il punto critico che separa la morte dalla vita. A volte
è un istante, una parola non detta o un gesto non fatto, a cui ripensiamo con
rabbia e sconforto, magari per molto.
Nelle Storie d’Amore, a questo punto, il protagonista spesso
sale sul primo mezzo di locomozione che gli capita a tiro e si precipita verso
la donna che ama, che in genere sta per partire. Riuscirà il nostro eroe a
farcela? Una corsa spasmodica, pazza, irrazionale, mozzafiato, che non conosce
ostacoli né difficoltà, né limiti né costrizioni, proiettata solo ed
esclusivamente verso l’essenza di ciò che è.
Ma, nel Punto di Morte, il Tempo non era finito?
Già. Ma, “miracolosamente”, il Tempo ha lasciato dietro di sé, come
briciole, ancora alcuni preziosi, residui istanti, inesorabili, definitivi…
Ce la può ancora fare. Sì, ce la può ancora fare.
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