martedì 1 aprile 2014

RIMOTIVAZIONE: LA "FARFALLA". ORA O MAI PIU'.



Consideriamo un piccolo, importante snodo narrativo (stato d’animo) che il protagonista impatta subito dopo il Punto di Morte, snodo che nei testi di struttura narrativa viene chiamato Rimotivazione.
Nel precedente post abbiamo associato la sensazione vissuta dal protagonista nel Punto di Morte a una macchinetta caricata a molla, pronta a schizzare sul pavimento. Emotivamente, abbiamo detto, il Punto di Morte è il protagonista che trattiene l’energia della macchinetta dopo averla caricata al massimo.
Incredibile no? Lui stesso non la lascia schizzare via! Perché arrivare fino a quel punto, per poi frenarsi? Potrebbe liberare quell’energia compressa in un movimento naturale e vitale. Ma la trattiene. Perché? Cosa succederebbe se lo facesse?
Il fulmine che potrebbe colpirlo? Teme le conseguenze di quel gesto? Le teme proprio perché non le conosce (non esistono fulmini, se non dentro di noi). Allora se ne sta lì con quella bomba in mano che sta per esplodere senza lasciarla esplodere. (Contenimento emotivo, si dice, all’origine di alcune malattie).

Perciò, narrativamente, a questo punto è necessario che qualcosa o qualcuno intervenga per far procedere il racconto, che dia una “smossa” al protagonista facendolo andare avanti. Qualcosa o qualcuno che lo spinga a mollare la presa lasciando schizzare via la macchinetta. Una detonazione, un vitale rilascio.

Questo ‘qualcosa’ o ‘qualcuno’, in un racconto, può essere rappresentato da una singola immagine o da un evento specifico che riguarda intimamente il protagonista, oppure arrivare come esortazione da una o più persone. Il protagonista angosciato (resistenza estrema alle emozioni) viene sospinto o capisce da solo quanto sia necessario procedere .È il richiamo a quanto di più caro possiede il protagonista, cioè la vita emotiva. O agisce o morirà.

Con alcuni colleghi chiamiamo questo punto: ‘farfalla’. Immagine tratta dal film ‘Patch Adams’, quando Robin Williams, dopo la morte della donna che amava, decide di abbandonare gli studi svolti fino a quel momento con passione perché ciò, alla fine, ha procurato, seppur indirettamente, quella dolorosa scomparsa (Punto di Morte). Robin Williams sta lì a macerarsi in quell’impotenza, in quel dolore profondo che lo pietrifica…

… E arriva la farfalla. Cioè la scena successiva in cui egli, senza più vita, s’affaccia alla finestra e, nel giardino prospiciente, vede una farfalla posarsi su un fiore.
Un’immagine delicata, simbolica, evocativa.
(La farfalla viene mostrata spesso nelle Storie d’Amore, in questo punto).
Un simbolo, appunto.
La “farfalla”, fiammella che arde ancora nel suo profondo, generatrice di vita, offuscata dal dramma vissuto, ma non abbastanza da meritare di essere spenta definitivamente. Una suggestione vitale forte e incontrollabile che lo scuote intimamente, e che lo spinge ad agire. Per non restare lì morto, per non morire definitivamente. Non esiste più in lui nessuna ragione per farlo o non farlo, soltanto la fine di sé stesso se non lo fa. Ora o mai più.
Pesca dentro di sé, o gli viene suggerita, questa suggestione e…

Di colpo il protagonista molla la presa e la macchinetta schizza via. Le energie improvvisamente fluiscono, escono fuori come acqua a pressione da un bocchettone dei pompieri. La vita, dopo la morte, che torna a scorrere impetuosa e travolgente.

Serve un detonatore per far avanzare la storia dopo il Punto di Morte. Qualcosa che ha a che fare con suggestioni profonde, con uno spunto che suscita nel protagonista un ‘guizzo’ vitale, che gli richiama “cose” a cui era legato sin dall’inizio alle quali, malgrado tutti gli errori e i limiti, nel momento decisivo non intende rinunciare perché in esse è contenuta la più grande e profonda verità. Vivere.

Un famoso psicanalista una volta mi ha detto: “l’emozione è il momento in cui la psiche e il corpo reagiscono contemporaneamente ad una percezione mortifera.”
Emozionarsi dunque cos’è? Vivere. Semplicemente.
Il linfocita che sconfigge la cellulare virale. E noi ce l’abbiamo fatta.

Non esistono cose giuste o sbagliate, ci siamo solo noi che reagiamo a qualcosa che ci mortifica, che ci amputa, che ci diminuisce, che ci condiziona, che ci umilia. Reagire a ciò significa emozionarsi. Sfido chiunque a trovare “qualcosa” di più importante per cui valga la pena affannarsi.

Nelle Storie di Morte, capita spesso che Punto di Morte e Farfalla (o Rimotivazione) si succedono rapidamente. Un esempio classico nei polizieschi: il poliziotto-protagonista vede morire il collega tra le proprie braccia o in un letto d’ospedale (o si tratta di un familiare o di un amico). Percepito nel profondo quel momento (di morte), il poliziotto-protagonista si scuote rabbiosamente (vitalmente) e, senza più apparente controllo, imbraccia pistole e fucili e si getta sgommando col suo bolide contro il Cattivo. Adesso basta, a noi due!

Nella vita di tutti i giorni, molto spesso questa ‘detonazione’ è più ambita che vissuta. È il punto critico che separa la morte dalla vita. A volte è un istante, una parola non detta o un gesto non fatto, a cui ripensiamo con rabbia e sconforto, magari per molto.

Nelle Storie d’Amore, a questo punto, il protagonista spesso sale sul primo mezzo di locomozione che gli capita a tiro e si precipita verso la donna che ama, che in genere sta per partire. Riuscirà il nostro eroe a farcela? Una corsa spasmodica, pazza, irrazionale, mozzafiato, che non conosce ostacoli né difficoltà, né limiti né costrizioni, proiettata solo ed esclusivamente verso l’essenza di ciò che è.
Ma, nel Punto di Morte, il Tempo non era finito?
Già. Ma, “miracolosamente”, il Tempo ha lasciato dietro di sé, come briciole, ancora alcuni preziosi, residui istanti, inesorabili, definitivi…
Ce la può ancora fare. Sì, ce la può ancora fare.

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